Istruzioni e Regole Fondamentali

Istruzioni operative e regole fondamentali per lo svolgimento in sicurezza delle attività negli spazi confinati

 

(Tratto dal Documento Indicazioni operative in materia di sicurezza ed igiene del lavoro per i lavori in ambienti confinati del gruppo di lavoro “Ambienti Confinati” della Regione Emilia Romagna. Per ulteriori informazioni si veda il testo integrale, disponibile online)

Il termine “ambiente confinato” identifica uno spazio circoscritto, caratterizzato da accessi e uscite difficoltosi o limitati, da una ventilazione naturale sfavorevole, nel quale, in presenza di agenti pericolosi (ad. es. gas, vapori, polveri, atmosfere esplosive, agenti biologici, rischio elettrico, ecc) o in carenza di ossigeno o per difficoltà di evacuazione o di comunicazione con l’esterno, può verificarsi un infortunio grave o mortale. A questa definizione è stata aggiunta dal DPR 177/11 anche quella di “ambiente sospetto di inquinamento” volendo estendere anche a questi luoghi le attenzioni riservate per i primi. A causa di tali particolari caratteristiche, le attività lavorative all’interno degli ambienti confinati espongono i lavoratori ad un elevato rischio di infortunio grave o talvolta mortale.

Alcuni ambienti confinati sono facilmente identificabili come tali, in quanto la limitazione legata alle aperture di accesso e alla ventilazione sono ben evidenti e/o la presenza di agenti chimici pericolosi è nota.

IMG_3390Fra gli ambienti confinati facilmente identificabili si possono citare, ad esempio:

  • cisterne interrate, seminterrate o fuori terra contenenti prodotti o sottoprodotti di tipo organico, alimentare, zootecnico che possono dare luogo a fermentazioni derivanti sia dal ciclo produttivo (ad es. silos per foraggi, vini) che di origine accidentale o comunque indesiderata (ad es. infiltrazioni d’acqua in silos per sfarinati);
  • cunicoli di fogne e di impianti di smaltimento di liquami sia di origine civile che zootecnica (fosse settiche, biologiche ed altro);
  • silos, cisterne o altri contenitori per sostanze o prodotti chimici organici ed inorganici;
  • recipienti di reazione e serbatoi di stoccaggio;
  • pozzi e tubazioni;
  • cisterne su autocarri.

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Altri ambienti, ad un primo esame superficiale, potrebbero non apparire come confinati. In particolari circostanze, legate alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa o ad influenze provenienti dall’ambiente circostante, essi possono invece configurarsi come tali e rivelarsi altrettanto insidiosi.

È il caso, ad esempio, di:

  • vasche, interrate e fuori terra, per il contenimento di barbottine (argille sciolte in acqua) o di impianti di depurazione;
  • cavità, fosse, trincee, camere con l’apertura dall’alto, scavi profondi con ristagno di liquidi (e/o vapori) di varia natura, compresa acqua piovana;
  • camere di combustione nelle fornaci e simili;
  • camere non ventilate o scarsamente ventilate;
  • stive di imbarcazioni;
  • gallerie;
  • serbatoi pensili.

1.     I problemi e le soluzioni

Gli interventi negli ambienti confinati richiedono l’applicazione della migliore tecnologia esistente, senza trascurare l’importanza della prevenzione e della conoscenza dei rischi, della formazione e dell’addestramento del personale. La gestione dei rischi ha inizio fin dalla prima fase di progettazione dell’ambiente e dell’attività lavorativa. Un’organica ed integrata progettazione sicura dell’ambiente di lavoro sarebbe sufficiente a garantire l’assenza di aree di lavoro ad alto rischio, quali, ad esempio, gli ambienti confinati e il conseguente rischio connesso all’attività svolta al loro interno.

Il lavoro all’interno degli ambienti confinati è possibile previa verifica dell’assenza di pericoli per la vita umana e per l’integrità fisica dei lavoratori. Prima di iniziare l’attività è necessario assicurarsi che vi sia la reale possibilità di salvataggio e soccorso di un potenziale infortunato all’interno dell’ambiente.

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L’assenza di gas, vapori, fumi, polveri, ecc. ed altri agenti pericolosi nell’atmosfera interna (artt. 66 e 121 del D.Lgs. 81/08) deve essere accertata prima dell’ingresso. Qualora non si escluda la loro presenza e non sia possibile evitare l’accesso, nemmeno ricorrendo alle tecnologie più avanzate, dovranno essere attivate tutte le misure atte a garantire le condizioni di sicurezza per i lavoratori.

La valutazione delle modalità di lavoro scelte rispetto alle tecnologie disponibili è il punto centrale dell’attività degli organi di vigilanza. In altri termini, il datore di lavoro è la persona incaricata di dimostrare che, per l’esecuzione dei lavori negli ambienti confinati, non vi sia alternativa all’accesso. In tal caso è sempre il citato art. 15 del D.Lgs.81/08 che detta l’orientamento generale: eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, loro riduzione al minimo in base al progresso tecnico. Nel caso del lavoro negli ambienti confinati, tuttavia, la mera applicazione del progresso tecnico è una condizione necessaria, ma non sufficiente.

Molteplici aspetti concorrono alla definizione delle criticità legate ai lavori in ambienti confinati. Di seguito ne esaminiamo i principali, in modo tale da giungere ad una miglior comprensione del problema: accesso-uscita, atmosfera interna, salvataggio.

1.1.  Accesso-uscita

Per quanto riguarda l’accessibilità, vanno considerate le dimensioni, il numero e la posizione spaziale degli accessi oltre alle eventuali difficoltà nel raggiungere determinate posizioni all’interno del locale confinato (ad esempio, presenza di setti di separazione come nelle autocisterne, di paratie nelle navi, di cunicoli, di ingombri quali scale, paranchi, tubi di ventilazione, conformazione non rettilinea, ecc.).
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Per definire le dimensioni minime delle aperture di accesso, è necessario innanzitutto riferirsi alle norme tecniche disponibili. Le dimensioni così ottenute vanno poi verificate in relazione alla necessità di “consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi” (D.Lgs 81/08 art. 66 e allegato IV punto 3.1) e alle esigenze di utilizzo di specifiche attrezzature per il salvataggio (autorespiratori, ecc.). Infine occorre tener conto anche dell’eventuale ingombro rappresentato da servizi tecnici quali ad esempio tubazioni per l’aria, cavi elettrici, ecc.

Le dimensioni minime vanno aumentate qualora si preveda di utilizzare bombole o DPIs che aumentino gli ingombri.

Nel caso di recupero di un lavoratore inanimato, lo spazio previsto per l’uso di barelle o similari sistemi di movimentazione degli infortunati in condizioni di emergenza (es. immobilizzatori spinali), deve essere anch’esso preso in considerazione. Gli ingombri vanno considerati sia per movimenti di svolta in piano, sia in verticale. I modelli di barelle o ausili simili si differenziano notevolmente e hanno sovente dimensioni regolabili. Per agevolare le manovre con barella all’interno di condotte, in fase progettuale è necessario prevedere apposite nicchie nelle curve in cui far rientrare l’operatore addetto al soccorso durante le movimentazioni.

1.2.  Atmosfera interna

Il rischio connesso all’atmosfera nei luoghi confinati riguarda principalmente il livello di ossigeno, l’esplosività e la tossicità.

In situazioni di ventilazione naturale sfavorevole, ossia in carenza di idonea circolazione naturale dell’aria tra l’interno e l’esterno, si possono avere le seguenti principali conseguenze:

  • modificazione dell’atmosfera interna rispetto a quella dell’ambiente esterno;
  • concentrazione all’interno di gas pericolosi e letali;
  • riduzione della percentuale di ossigeno dovuta alla presenza di altri gas o al suo consumo a causa di reazioni chimiche (ossidazione per ruggine, fermentazione di materiali organici, ecc).

Per una corretta gestione del rischio derivante dall’atmosfera interna è utile introdurre il concetto della classificazione degli spazi confinati, adottato in diverse normative straniere.

Particolarmente interessante è il documento del NIOSH 80-106, 1979, dal quale derivano, con alcuni adattamenti, le seguenti considerazioni e tabelle. Le Tabelle originali sono riportate nell’ allegato 7 del documento integrale. Tale classificazione considera le caratteristiche degli spazi confinati, il livello di ossigeno, l’esplosività e la tossicità.

1.3.  Salvataggio

Vengono di seguito descritti sinteticamente i principi di alcune possibili tecniche di salvataggio, rimandando gli approfondimenti al Capitolo 5 del documento integrale. Le indicazioni sotto riportate sono basate su una rielaborazione del documento: “Is It Safe To Enter A Confined Space?” OSHA 1998 Retrieved September 1, 2006. Si definiscono tre categorie di salvataggio in spazi ristretti: autosoccorso, non ingresso di salvataggio, entrata di salvataggio.

  • In un auto-salvataggio, così come suggerisce il nome, l’individuo che lavora nello spazio confinato deve essere in grado di riconoscere una condizione critica ed uscire autonomamente prima che la situazione gli impedisca di mettersi in salvo. Al tal fine è necessaria una preventiva valutazione dei rischi e una formazione specifica degli operatori.
  • Non ingresso di salvataggio. Consiste nel sistema di recupero/salvataggio dall’esterno del locale utilizzando il cosiddetto “cordone ombelicale” senza che nessun altro entri nello spazio confinato. Il criterio dovrebbe essere: se permane un dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, anche dopo il risanamento dell’ambiente, il lavoro è consentito, in generale, solo se il lavoratore è munito d’imbragatura, ancorato ad una fune completa di sistema di recupero e vigilato dall’esterno per tutta la durata delle operazioni.
  • Entrata di salvataggio. Questa è una “opzione ultima” per la quale occorre avere più persone per l’accesso in un luogo confinato; se l’infortunato non è collaborante, espone il soccorritore ad un rischio considerevole. L’entrata di salvataggio deve essere attentamente pianificata ed eseguita per evitare di creare altre vittime che hanno bisogno, a loro volta, di soccorso. I soccorritori devono essere consapevoli dell’ambiente e devono rivalutare i loro piani immediatamente se vi è un cambiamento delle condizioni nello spazio confinato. In caso di intervento in Entrata di salvataggio, è raccomandata la presenza di soccorritori di riserva (questo per portare ulteriore aiuto nel caso in cui il primo soccorritore incontri problemi).

È importante sapere che il tempo a disposizione per un salvataggio di successo può essere molto limitato. Un tentativo non tempestivo di salvataggio può risolversi in un semplice recupero di cadavere. Infatti, dopo soli quattro minuti senza ossigeno, è molto probabile che il lavoratore subisca asfissia, la quale può causare danni cerebrali irreversibili o la morte.

La pianificazione delle emergenze dovrà anche considerare il necessario coordinamento con gli Enti di Soccorso Pubblico. In situazioni di particolare gravità (ad esempio grandi opere sotterranee, bonifiche di canalizzazioni, ecc.) può essere necessario un accordo preventivo tra gli Enti e le imprese esecutrici, per definire le modalità operative di tale coordinamento.

2.     Condizioni preliminari per affrontare i rischi in ambienti confinati

2.1.  Valutazione dei rischi

Una preliminare ed approfondita valutazione dei rischi è indispensabile per identificare i rischi presenti e definire le conseguenti misure di prevenzione da mettere in atto.

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Ai sensi dell’art. 15 del D.Lgs 81/08, è necessario prima di tutto che si operi affinché sia garantita l’eliminazione dei rischi alla fonte, tenendo conto del progresso tecnico.

Si fornisce un elenco non esaustivo dei rischi presenti in ambienti confinati:

  • rischio di asfissia (ovvero mancanza di ossigeno)
  • rischio di avvelenamento per inalazione o per contatto epidermico
  • rischio di incendio ed esplosione
  • altri rischi dovuti ad esempio a: presenza di sfiati da valvole o sistemi di sicurezza, seppellimento/annegamento, immissione di sostanze/materiali, elevate o basse temperature (contatto), scariche elettriche, improvvisa assenza di energia elettrica, caduta e scivolamento.

Alcuni dei rischi sopra menzionati possono già esistere in origine negli ambienti confinati mentre altri possono sopraggiungere durante l’esecuzione dei lavori a causa di operazioni eseguite (ad esempio, operazioni di saldatura), di materiali o sostanze utilizzate (ad esempio colle, solventi, prodotti per la pulizia), delle attrezzature di lavoro impiegate (ad esempio, uso di macchine elettriche che producono inneschi), a causa di perdite da tubazioni presenti negli ambienti confinati o negli spazi limitrofi.

E’ importante infine evidenziare che nella valutazione dei rischi occorre considerare che, in un medesimo ambiente confinato, potrebbe verificarsi una combinazione di rischi associati alla presenza di uno o più agenti, i quali possono avere più di un effetto concomitante, sequenziale o indipendente.

2.2.  Informazione, formazione e addestramento dei lavoratori

Grande attenzione deve essere riservata alla formazione specifica e all’addestramento per le emergenze e le operazioni di salvataggio, con esercitazioni e simulazioni il più aderenti possibili alla realtà. Oltre a disporre di una squadra di salvataggio, sarebbe opportuno che tutto il personale impegnato nei lavori sia all’interno che nell’intorno del luogo confinato fosse preparato ad effettuare interventi di primo soccorso. Ogni singolo addetto che debba lavorare in ambienti confinati dovrà ricevere, dal proprio datore di lavoro o indirettamente dal datore di lavoro committente, nel caso di lavori in appalto, puntuali e dettagliate informazioni sulle caratteristiche dei luoghi in cui sono chiamati ad operare. La formazione dovrà essere effettuata prima dell’inizio delle attività nell’ambiente confinato, dovrà avere durata adeguata e comunque non inferiore ad un giorno (art. 3 del DPR 177/2011).

2.3.  Lavori in appalto

Il datore di lavoro che affida lavori in ambienti confinati a ditte terze deve prima di tutto valutare l’idoneità dell’impresa ai sensi dell’art. 26 del D.Lgs 81/08 e del DPR 177/2011. L’ art. 3 del DPR 177/2011 elenca gli obblighi di qualificazione per operare nel settore.

3.     Fasi di lavoro

Il seguente grafico riporta le misure minime di prevenzione distinte per le diverse fasi di svolgimento delle lavorazioni.

Fasi di lavoro negli ambienti confinati

Fasi di lavoro negli ambienti confinati (fai click sull’immagine per ingrandire)

 Fase preparatoria

  1. Individuazione del Responsabile degli interventi

Il datore di lavoro del personale che opererà nell’ambiente confinato, deve individuare un responsabile degli interventi (che può essere lo stesso datore di lavoro) che autorizzerà per iscritto, su apposito modulo di autorizzazione/permesso di ingresso (si veda ad esempio quello riportato nell’allegato 1), le operazioni da svolgere, nonché l’ingresso degli operatori dopo verifica dell’attuazione delle procedure di bonifica stabilite. Si ricorda che, in caso di appalto, il datore di lavoro committente deve designare un proprio rappresentante competente che vigili sui lavori e si coordini con il responsabile di cui sopra.

  1. Attività conoscitive

In questa fase deve essere effettuata la ricerca di tutta la documentazione relativa al luogo confinato comprensiva di disegni, specifiche tecniche, ecc. Questa attività fondamentale ricade sul datore di lavoro committente o suoi delegati. Bisogna inoltre:

  • effettuare la misura strumentale del tenore di ossigeno e della concentrazione di eventuali gas o sostanze pericolose normalmente presenti nell’ambiente confinato;
  • valutare l’eventuale rischio connesso alla presenza, anche solo occasionale o accidentale, di ulteriori gas o sostanze pericolose;
  • effettuare un sopralluogo conoscitivo dell’intorno del luogo confinato, ponendo attenzione sia alla corrispondenza tra la documentazione in possesso e lo stato reale del sito che alle caratteristiche del luogo confinato (aperture, accessi, ecc) anche ricercando eventuali rischi interferenti (sfiati, ecc.).

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Qualora sia tecnicamente possibile, è sempre raccomandabile effettuare una video ispezione dall’esterno del locale confinato. Tale registrazione può essere un’utile informazione da fornire preventivamente agli operatori.

  1. Valutazione dei rischi e redazione procedure di lavoro e salvataggio

Sulla base dei documenti a disposizione, degli elementi raccolti durante i sopralluoghi e delle esperienze maturate, deve essere effettuata o aggiornata la valutazione dei rischi, considerando l’eventuale opportunità di suddividere l’intervento in più fasi. Grande enfasi si deve porre nella progettazione delle operazioni di salvataggio. Sulla base della valutazione dei rischi, vanno redatte o aggiornate le procedure di lavoro e di salvataggio specifiche per l’intervento. Le procedure di emergenza devono stabilire, in relazione al livello di rischio e alle possibili cause dell’emergenza, le modalità di effettuazione degli interventi di soccorso. All’esterno di ogni luogo confinato deve essere sempre presente almeno una persona con funzione di sorveglianza/allertamento, che può coincidere con lo stesso responsabile degli interventi, che non deve mai entrare nel luogo confinato in quanto deve sorvegliare personalmente e con continuità l’attività in corso. Informazioni più esaustive sono contenute nel Capitolo 5 del documento integrale, del quale si consiglia la lettura.

  1. Predisposizione del permesso di ingresso e delle attrezzature

Il datore di lavoro della ditta esecutrice o un suo delegato predispone l’autorizzazione/permesso all’ingresso indicando le operazioni da effettuare prima dell’ingresso. Deve essere predisposta l’attrezzatura necessaria per effettuare la lavorazione e il salvataggio, ponendo particolare attenzione agli accessori: scelta utensili elettrici e/o ad aria compressa, eventuali raccordi o adattatori delle tubazioni dell’aria, para spigoli per la fune di recupero, apparecchi illuminanti elettrici o pneumatici, apparecchi di comunicazione, ecc.

Fase di allestimento del cantiere

  1. Riunione iniziale (Briefing) e informazione/formazione specifiche

Durante la riunione preliminare all’ingresso (Pre-Entry Briefing) il datore di lavoro committente, o un suo delegato, effettua la puntuale e dettagliata informazione sulle caratteristiche e i rischi dei luoghi in cui si dovranno svolgere le operazioni, ivi compresi i rischi derivanti dai precedenti utilizzi degli ambienti di lavoro, e sulle misure di prevenzione e emergenza adottate in relazione alla propria attività (art.3 comma 1 DPR 177/2011). A questa riunione devono partecipare tutti i lavoratori impiegati, compreso l’eventuale datore di lavoro dell’impresa appaltatrice, se impiegato nelle medesime attività, i lavoratori autonomi e, ovviamente, anche il rappresentante del datore di lavoro committente.

  1. Controlli iniziali

Preliminarmente all’inizio dell’attività nel luogo confinato, è necessario verificare che siano presenti le attrezzature definite nell’autorizzazione/permesso all’ingresso (attrezzatura di salvataggio, strumentazione di monitoraggio dell’aria, stato di carica delle bombole e accumulatori, eventuale attrezzatura di riserva, ecc.). 

Electrical safety with meter, hard hat, vest and glasses.

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  1. Segregazione dell’area di lavoro

Il Responsabile degli interventi, in funzione della tipologia dell’area e di quanto previsto nelle procedure, fa realizzare le opere di delimitazione e segnalazione della zona interessata dai lavori. 

  1. Isolamento da fonti pericolose di energia e materia

Un operatore autorizzato deve procedere al completo isolamento dell’ambiente da ogni fonte potenziale di energia e materia:

  1. Predisposizioni per l’ingresso/uscita

Devono essere verificate le dimensioni minime degli accessi, procedendo alle eventuali modifiche o alla realizzazione di ulteriori accessi. Inoltre devono essere predisposte tutte le opere provvisorie necessarie per un sicuro accesso e uscita dall’ambiente confinato.

  1. Ventilazione/Bonifica

Il Responsabile degli interventi effettua un’analisi preliminare dell’atmosfera interna. Si provvede quindi alla valutazione del tenore di ossigeno e all’accertamento dei possibili gas, vapori, fumi ed altri inquinanti pericolosi presenti all’interno del luogo confinato, conformemente a quanto stabilito nell’autorizzazione/permesso all’ingresso.

Successivamente, se necessario, si effettua il lavaggio in corrente d’aria forzata (anche aprendo eventuali sfiati, chiusini, passi d’uomo, ecc. che possano favorire un migliore lavaggio), con modalità tecniche che tengano del tipo e quantità di inquinante, della sua densità, e della geometria dell’ambiente. Questa operazione deve essere effettuata prima di ogni accesso, per una durata idonea a garantire la sicura bonifica dell’ambiente.

  1. Analisi atmosfera interna

Effettuare il controllo della percentuale di ossigeno e di altri eventuali gas presenti all’interno del luogo confinato con apposito strumento misuratore, dotato di un dispositivo che consenta di campionare l’atmosfera nella zona più idonea in funzione al tipo di gas/vapore atteso (vicino al pavimento se più pesanti dell’aria, nelle zone alte se più leggeri).

Fase di lavoro in locale confinato

  1. Compilazione dell’autorizzazione di accesso

A questo punto il Responsabile dell’intervento, effettuate tutte le operazioni e le verifiche preliminari, autorizza l’accesso compilando l’autorizzazione/permesso di ingresso.

L’ingresso di un lavoratore in ambienti confinati, può essere consentito solo se:

  • è prevista una vigilanza continua da parte di almeno un lavoratore esterno al luogo di lavoro pericoloso che deve avere, per tutto il tempo necessario, unicamente questo compito di sorveglianza;
  • è tecnicamente possibile (sistema a “Non ingresso di salvataggio”). In tal caso, il lavoratore indossa una imbracatura completa con attacco sulla schiena o il doppio attacco sulle spalline (quest’ultimo da preferire nell’accesso da botole orizzontali, in quanto garantisce meglio la verticalità nel recupero), collegata mediante fune ad apposito argano installato su treppiede (o “tripode”) certificato a norma UNI EN 795 e/o UNI 1496, da collocare sopra l’apertura (vedi foto).
  1. Attività all’interno dell’ambiente confinato

Il lavoratore che entra nel luogo confinato sospetto di carenza di ossigeno o della presenza di gas pericolosi/esplosivi deve portare sempre con sé l’apparecchio portatile di misurazione in continuo della percentuale di ossigeno e per la rilevazione di gas pericolosi/esplosivi. Nell’avanzare nell’ambiente confinato, è raccomandabile impugnare l’apparecchio esplorando con il braccio teso in avanti nelle varie direzioni – destra, centro, sinistra, alto, avanti, basso – rispettando i tempi di risposta dell’apparecchio. Raggiunta la zona di lavoro, l’apparecchio deve essere posto in vicinanza delle vie respiratorie, ad esempio sul pettorale.

Fase conclusiva

  1. Messa in sicurezza del sito

Completate le operazioni ed usciti tutti i lavoratori dall’ambiente confinato, il Responsabile deve controllare personalmente che i luoghi siano stati messi in sicurezza e quindi potrà dare l’ordine di procedere alla richiusura degli accessi allo spazio confinato.

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  1. Riunione finale (Debriefing)

Al termine dei lavori, va dedicato un certo tempo per una analisi di quanto effettuato e, se possibile, per redigere una nota con indicate le maggiori criticità e positività riscontrate durante il lavoro.

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